L’affermarsi del populismo accresce il rischio di shock politici sul breve termine e, di conseguenza, di una rinnovata volatilità di mercato. Sebbene il quadro dei fondamentali rimanga a nostro parere solido, i rischi stanno aumentando.
L’affermarsi del populismo accresce il rischio di shock politici sul breve termine e, di conseguenza, di una rinnovata volatilità di mercato. Sebbene il quadro dei fondamentali rimanga a nostro parere solido, i rischi stanno aumentando. Gli investitori più cauti potrebbero quindi voler considerare un posizionamento di portafoglio più conservativo, almeno marginalmente.
In generale, i mercati hanno accolto positivamente i principali eventi politici del 2017, e in particolare l’ampio pacchetto di sgravi fiscali alle persone e alle imprese messo in atto negli Stati Uniti, le iniziative di deregolamentazione portate avanti dall’amministrazione Trump e l’elezione a presidente della repubblica francese del candidato pro-crescita e orientato alle riforme Emmanuel Macron. Ciò ha spinto i mercati globali verso nuove vette.
A differenza del 2017, il 2018 vede la ricomparsa delle preoccupazioni legate a una svolta populista, in particolare per quanto riguarda il protezionismo delle politiche commerciali. Molti di questi timori si concentrano sull’amministrazione Trump, che ha:
Altri rischi politici includono:
Il protrarsi dello stallo nei negoziati post Brexit tra Regno Unito e Unione europea
Le tensioni politiche emerse in Italia in seguito all’elezione di una coalizione populista che promette di alleggerire le politiche legate all’austerità
L’incremento del disavanzo del bilancio federale negli Stati Uniti.
A nostro parere, questi elementi hanno accresciuto i rischi di uno shock politico significativo a breve termine e ciò ha contribuito all’incremento della volatilità nel primo trimestre. La minaccia di una guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina è particolarmente destabilizzante, dato che coinvolgerebbe le due maggiori economie mondiali. Le economie emergenti tendono a ruotare intorno alla Cina, di conseguenza un conflitto tra le due principali economie mondiali metterebbe a serio rischio i mercati.
Se il dinamismo degli utili ha permesso ai mercati azionari globali di recuperare in seguito agli episodi di “risk off” connessi alle politiche nella prima metà del 2018, il mercato obbligazionario statunitense, dal canto suo, potrebbe essere più vulnerabile. Nelle ultime aste dei Treasury, gli acquirenti non statunitensi hanno rappresentato pressoché la metà della domanda. Tuttavia, gli attuali differenziali dei tassi di interesse permettono anche a investitori cinesi e giapponesi di acquistare titoli di Stato tedeschi
o francesi, per poi coprire la loro esposizione valutaria in dollari USA e ottenere un rendimento cumulato in alcuni casi superiore ai rendimenti su Treasury analoghi.
Al 31 maggio 2018 I rendimenti si basano sui Treasury USA benchmark Fonte: FactSet Research Systems Inc. Tutti i diritti sono riservati
In conclusione, la crescita globale rimane relativamente solida, tuttavia si profilano nubi all’orizzonte e la volatilità è tornata sui mercati. I consulenti più cauti potrebbero voler considerare i meriti di un posizionamento più conservativo, almeno marginalmente. Non riteniamo che una recessione o una fase ribassista siano imminenti, ma i rendimenti futuri potrebbero essere più contenuti rispetto agli ultimi anni.
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